lunedì 14 settembre 2020

I barbari si stanno romanizzando di Marcello Mariella

 “I barbari si stanno romanizzando”.

Così scriveva due anni fa Tony Barber sul Financial Times, riferendosi al governo Lega/M5S. Oggi con il governo M5S/PD (secondo governo Conte) possiamo affermare, senza alcun timore di poter essere smentiti, che i barbari (il M5S) si sono “romanizzati” (integrati nel vecchio sistema). È stato cambiato tutto per non cambiare niente; anzi, a ben vedere, molti aspetti della vita politico/sociale, se sono in minima parte cambiati, è stato in peggio, in piena continuità, però, con le politiche partitocratiche dei predecessori (si pensi solo all’abuso fatto, dal “governo Conte bis”, del ricorso al voto di fiducia per piegare il parlamento ai voleri del governo, sotto la minaccia di una crisi e di elezioni anticipate, che avrebbero inesorabilmente mandato tutti a casa!!!).

La continuità con il vecchio sistema risulta pertanto oggi pienamente garantita.

È chiaro che dietro il “partito privato” della “Casaleggio Associati S.r.l” (e di quello che in molti chiamano il “premier marionetta”) si perpetua una tradizione di moderazione e di legami ininterrotti con il recente passato, in particolare con la finanza privata ispiratrice del neoliberismo che vuole distruggere il ceto medio italiano ad esclusivo vantaggio della concentrazione della ricchezza sempre più nelle mani di pochi. E i dati economici a disposizione dimostrano che questo piano sta per il momento pienamente riuscendo https://www.google.it/amp/s/quifinanza.it/finanza/i-5-stili-di-acquisto-nielsen-in-italia-sta-sparendo-il-ceto-medio/172319/amp/

Gran parte degli elettori che hanno dato nel 2018 il voto al M5S, sperando in un reale cambiamento, ora si sentono traditi. Oggi stiamo vivendo una nuova crisi economica (figlia di una pandemia politicamente mal gestita) che gli esperti prospettano ancor più dura rispetto a quella di dieci anni fa, che pur mise in ginocchio l’Italia e dalla quale l’Italia non si è mai pienamente risollevata.

Da sempre le “Grandi Crisi Economiche” hanno rappresentato il bivio di fronte al quale si sono trovate le comunità per evolvere la propria realtà in meglio o in peggio. Esempi classici, in un senso e nell’altro, sono, la Grande Crisi Americana del 1929 sfociata nel benefico “New Deal” rooseveltiano che applicò per la prima volta nella pratica le teorie keynesiane dell’intervento dello Stato in economia; ma dall’altra parte (epilogo della stessa crisi) la fine della Repubblica di Weimar in Germania e l’ascesa al potere di Hitler.

Oggi, assai verosimilmente, noi ci troviamo, ancora una volta, di fronte a questo bivio: che fare? Nel 2011 la scelta ricadde sul governo Monti (operazione di alta politica internazionale orchestrata ai danni della (persa) sovranità italiana!) e si risolse in una grande macelleria sociale. Ma, nonostante gli anni di lacrime e sangue, l’Italia (unico tra i grandi paesi del cosiddetto mondo sviluppato a non essersi mai ripreso dalla crisi) è rimasta ancor più povera, più diseguale e più insicura di quanto non lo fosse dieci anni fa: ce lo dicono oggi i dati socioeconomici che sono sotto gli occhi di tutti.

Da qualche mese, ormai, si parla, sempre più insistentemente, di “governo Draghi” https://www.google.it/search?q=governo+Draghi%3F&ie=UTF-8&oe=UTF-8&hl=it-it&client=safari

un novello Monti che “qualcuno” vorrebbe imporre all’Italia per “finire il lavoro” iniziato dieci anni fa da Monti.

Tarderà ancora il popolo italiano a capire quali sono i giochi e la posta in palio, (la libertà, perché nessuna libertà può esistere senza che ci sia il benessere economico) e rivoltarsi infine contro chi ritiene che lo abbia fin qui preso in giro?

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