giovedì 5 novembre 2020

L’INDAGINE FARSA DELL’OMS SULLE ORIGINI DEL CORONAVIRUS

 

Wuhan fu al centro delle cronache internazionali per settimane e settimane, all’inizio di quest’anno. Poi, quando il coronavirus venne scoperto man mano in tutti i paesi del mondo, le notizie dalla metropoli cinese da cui si pensa sia cominciata la pandemia si fecero sempre più sporadiche. Peter Hessler, giornalista americano esperto di Cina, ci è stato per alcuni giorni, raccontando che aria tira in un lungo articolo pubblicato dal New Yorker

L’OMS ci racconta che il Covid sia “Più mortale del terrorismo” “Con l’inverno ci aspettiamo mesi duri” .

Torniamo indietro nel tempo.

Dopo mesi e oltre un milione di morti, un’inchiesta del Nyt smaschera l’accordo segreto con Pechino

By Marco Lupis

La notte del 30 dicembre faceva molto freddo a Wuhan quando, attraversando velocemente le strade a quell’ora deserte della grande metropoli, alcuni veicoli si avvicinarono al grande mercato centrale Huanan. Dagli automezzi smontarono molti uomini vestiti con tute protettive, occhiali e maschere anti-contagio, che cominciarono a percorrere in lungo e il largo il grande edificio, avvolto nel buio; un labirinto di negozi, banchi e bancarelle che vendevano ogni genere di prodotti: frutti di mare, pesce, carne, ma soprattutto animali selvatici.

Gli uomini, bardati come astronauti, cominciarono a setacciare il mercato, andando da un banco all’altro e spruzzando disinfettante ovunque, per fermare un’epidemia misteriosa che – secondo i funzionari sanitari locali – avrebbe avuto origine lì. L’operazione di disinfezione andò avanti tutta la notte; bancone dopo bancone, ripiano dopo ripiano, ogni angolo del vasto mercato venne controllato e irrorato dagli uomini in tuta, silenziosi, concentrati nel loro lavoro. Il giorno seguente, una squadra del Centro cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie, il China CDC, visitò anch’essa il mercato. Secondo un resoconto ufficiale, gli esperti prelevarono molti campioni, sia dagli animali in vendita che dall’ambiente. Ma tre settimane dopo, George F. Gao, responsabile locale del China C.D.C., disse invece a un giornalista che il mercato era stato chiuso prima che il suo team potesse condurre una ricerca approfondita della fonte animale dal quale avrebbe avuto origine il contagio: questo è il momento decisivo nel quale si giocò la partita ormai planetaria sulla vera origine del virus, lasciando il campo aperto a due sole possibilità, due scenari fondamentali per l’evolversi futuro della ricerca della verità.

Il primo scenario dice che, se effettivamente il team del CDC arrivò soltanto ​​dopo che il mercato era stato chiuso e disinfettato, avrebbe potuto prelevare soltanto campioni poco utili, prendendoli dall’ambiente: maniglie delle porte, banconi e acque reflue. Il secondo scenario, invece, racconta che, se gli esperti del Centro per la prevenzione delle malattie riuscirono a prelevare campioni dagli animali, e ad analizzarli, allora in quei campioni si potrebbe nascondere la verità sulle origini del virus. 

Il problema è che nessuno – nessun scienziato, esperto, osservatore internazionale, giornalista o funzionario dell’OMS – ha mai avuto accesso ai materiali raccolti nel mercato e alle eventuali analisi, dunque tutto il Mondo si è dovuto accontentare della versione ufficiale cinese, secondo la quale gli esperti che si recarono al mercato Huanan “comprensibilmente” – così ha sempre dichiarato la Cina – concentrati sulla necessità di sanificare al più presto il sito per prevenire il diffondersi di una pericolosa epidemia che avrebbe potuto generare una disastrosa pandemia (come poi è comunque accaduto) , si affrettarono a ripulire il mercato, piuttosto che fermarsi a conservare le prove. Insomma, l’unico scenario ufficiale per la Cina, dei due descritti sopra, è il primo: niente campioni animali, niente prove, tutto distrutto, eliminato, sanificato e disinfettato.

È evidente a chiunque che entrambe le ipotesi non possono comunque essere oggetto di vanto per Pechino, perché se le prove – i campioni prelevati dagli animali infetti – ci sono, la Cina sta nascondendo al Mondo qualcosa di importantissimo per fare chiarezza su una tragedia epocale. Ma anche la seconda ipotesi sarebbe uno scenario comunque disastroso per l’immagine della Cina, perché significherebbe che i funzionari cinesi – e con loro il mondo intero – hanno perso per sempre l’occasione di capire e dimostrare dove l’epidemia ha avuto origine e se il focolaio originario è stato o meno il mercato di Wuhan.

L’OMS ha più volte affermato che le indagini sono ancora in corso, ma ha fatto poco o niente per chiarire le l’incertezza e le troppe domande rimaste senza risposta. I funzionari sanitari e diplomatici cinesi non hanno mai risposto alle ripetute richieste di chiarimento e continuano a tacere pubblicamente su quanto accaduto. A febbraio, un gruppo di esperti dell’Organizzazione mondiale della sanità è andato a Pechino per indagare sul covid-19 e cercare di capire come sia avvenuta la trasmissione del virus dall’animale all’uomo. Ma nove mesi, e più di un milione di vittime, dopo, non esiste ancora un’indagine trasparente e indipendente, perché la Cina non ha mai concesso all’Oms – e a nessuno – di fare ricerche o anche soltanto di visitare la fonte da cui il virus si è diffuso: il mercato di Wuhan.

Venerdì scorso è stato trionfalmente annunciato l’avvio di un’indagine congiunta tra l’OMS e la Cina per identificare l’origine del virus Sars cov-2. Il team, composto da esperti internazionali e cinesi, ha dato il via ai lavori preliminari ma, a causa della ripresa della pandemia, essi si terranno per ora soltanto per via telematica; mentre non è dato ancora sapere quando – o bisognerebbe chiedersi “se” – sarà mai permessa una ricerca indipendente sul campo a Wuhan.

Mike Ryan, direttore esecutivo del programma per le emergenze sanitarie dell’OMS, ha dichiarato che le crescenti ostilità sull’argomento tra Cina e Usa e l’enorme politicizzazione della vicenda, rischiano di ostacolare pesantemente i lavori. Del resto, indagare sulle origini del coronavirus è diventato un argomento sempre più bollente – forse quello che deciderà anche le sorti delle elezioni presidenziali americane – malgrado oggi ci siano oltre 130 paesi – Cina compresa – che chiedono maggiore chiarezza. Ciononostante, Pechino ha mostrato scetticismo nei confronti della teoria dell’origine del virus a Wuhan, affermando che la sua identificazione non è necessariamente una conferma della sua origine in Cina. Mentre rimangono molti dubbi sull’efficacia delle indagini che dovrebbe condurre l’Oms.

Dubbi amplificati da una inchiesta pubblicata lunedì dal New York Times, che mette nuovamente in discussione la trasparenza di Pechino e dimostrerebbe, attraverso testimonianze ma soprattutto dalla lettura di alcuni documenti riservati acquisiti dall’autorevole quotidiano americano, come l’OMS abbia di fatto già ceduto il controllo dell’indagine alla Cina, rivelando un accordo segreto che limiterebbe drasticamente i poteri dell’organizzazione internazionale nell’indagine.

Una circostanza che trova ulteriore conferma nel fatto che l’OMS ha ammesso di avere sottoposto alla preventiva approvazione della Cina la lista di esperti da inviare a Wuhan e ha concordato con Pechino che le ricerche sui primi pazienti e sul ruolo svolto dal mercato di animali vivi, punti chiave dell’intera indagine, saranno condotte da un team composto esclusivamente da scienziati cinesi.

A gennaio, il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, aveva annunciato che la Cina aveva accettato di condividere campioni biologici. Ma non ne è mai venuto fuori niente. Mentre a marzo, Il direttore del CDC cinese, il menzionato Gao, aveva dichiarato che il virus poteva anche non avere avuto origine dal mercato. “Forse”, aveva detto, “il mercato di Wuhan potrebbe essere soltanto il luogo in cui il virus è stato amplificato”, intendendo con ciò che il virus avrebbe avuto origine altrove (dove? Altrove in Cina, come diversi esperti hanno ipotizzato, probabilmente nelle regioni calde del Sud, serbatoio “storico” dei virus?) e che poi si sarebbe diffuso senza controllo nel mercato Huanan.

Ma Gao aveva anche dichiarato a una stazione televisiva locale che i campioni di animali prelevati nel mercato non contenevano il virus. Ammettendo quindi che i campioni erano stati prelevati dagli animali infetti e non dall’ambiente. E così contraddicendo la versione ufficiale, sostenuta ostinatamente, fino ad oggi, da Pechino.

FONTE https://www.huffingtonpost.it

https://www.nogeoingegneria.com/news/lindagine-farsa-delloms-sulle-origini-del-coronavirus/

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